La nona ospite di fashion is a rocket science è Head of Quality and Compliance presso KWAY, fashion designer, fabric designer e researcher. Let it start!
Qual è stato il tuo primo "fashion crush"? Un capo, una tendenza o un'icona che ti ha fatto innamorare della moda.
La sfilata di Alexander McQueen Primavera/Estate 2001, intitolata Voss.
Di cosa ti stai occupando in questo momento a livello lavorativo?
Sono responsabile Quality and Compliance, seguo tutto il processo produttivo dei capi, con contatto diretto con i fornitori di materiali, ufficio stile e centri produttivi in diversi paesi in tutto il mondo.
Cosa ti ha spinto a entrare nel mondo della moda? C'è stato un momento di "rivelazione" che ti ha portato qui?
Credo di aver avuto sempre una passione per l’abbigliamento, fin dalle medie quando mi dicevano di pensare meno a come vestirmi e più a studiare. Ho avuto la mia rivelazione in terza superiore prendendo erroneamente come indirizzo al Liceo Artistico, Design Industriale invece di quello Moda. Li mi sono resa conto che dopo il diploma non avrei fatto nessun’altra università se non quella di Moda. Una scelta sbagliata mi è servita per rendermi conto di quale fosse la scelta giusta. Non volevo più seguire le direttive di persone esterne, ma seguire solo la mia passione che volevo far fiorire in maniera concreta.
Guardando indietro, c'è un momento o un’esperienza che ha davvero cambiato il modo in cui vedi la moda?
Si, il primo viaggio a Parigi dove ho frequentato un corso in un’Università Francese nel settore moda; lì ho realizzato che la mia visione precedente non vedeva le mille sfaccettature che la moda ha.
Se potessi fare il tuo lavoro da qualsiasi parte del mondo, dove sceglieresti?
Sceglierei sempre Parigi.
Hai un capo vintage o un fashion item che ha un valore speciale per te? Qual è la sua storia?
Un Foulard di Hermes di fine anni 60’.
E’ un foulard di mia nonna che indossai durante la discussione di tesi per il Master che ho conseguito a Roma poiché non sarebbe potuta essere presente a causa della distanza. Ha un valore molto prezioso e simbolico.
Trovi che in questo settore la differenza di genere sia un dato di fatto? Se si in che modo?
Un dato di fatto no, ma credo ci siano più pregiudizi in generale sia se sei una donna sia se sei un uomo.
Cosa ti avrebbe aiutato di più sapere all'inizio della tua carriera?
Che esistono moltissime posizioni lavorative e tantissimi ambiti all’interno di questo mondo.
Quanto credi che oggi sia importante la formazione accademica rispetto all'esperienza pratica nel settore della moda?
E’ molto importante avere una formazione accademica e teorica perché è un grande punto di partenza per riuscire a capire e scoprire in quale ramo della moda vuoi poi sviluppare la tua carriera. Credo che la formazione accademica sia complementare all’esperienza pratica.
Quali definiresti gli aspetti meno glamour del lavoro in questo settore?
Direi la parte più gestionale e organizzativa; che comunque è fondamentale per far funzionare un brand dal punto di vista economico.
Consideri gli investimenti fatti nell'istruzione universitaria giustificati dalle opportunità lavorative che hai ottenuto?
Dipende, in un caso per me avrebbero potuto offrire più opportunità lavorative. Nel secondo caso invece l’opportunità che ho avuto mi ha portato ad avere diversi contatti e alla fine ad essere dove sono oggi. Credo però che non ci si può affidare solamente all’università, bisogna sempre anche cercare opportunità lavorative non offerte dall’Università; non bisogna mai accomodarsi troppo ma informarsi e cercare sempre nuove proposte lavorative.
Il nome dell’università è stato un vantaggio tangibile nella ricerca di lavoro o nell'ottenere stage?
Si, sicuramente ha avuto un vantaggio poiché sono delle Università e delle Accademie comunque conosciute nel settore.
Che cosa diresti alla te del passato in un momento di sconforto lavorativo?
Di guardare sempre davanti a me e di vedere gli obbiettivi chiari e lucidi. Ogni sconforto è un punto di partenza per riprendere da dove mi ero fermata. E che niente arriva senza impegno e costanza e con anche un po’ di delusione.
Quali consigli daresti a chi sta studiando moda e vuole intraprendere una carriera in questo settore?
Gli direi di immaginare la moda come se fosse un capo finito da guardare a 360 gradi, nell’insieme dei sui dettagli e delle sue mille sfaccettature, senza soffermarsi su un solo dettaglio.
La moda è un flusso di immagini, disegni, pensieri, colori, tessuti e filati che si intrecciano tra di loro per poi creare un abito finito. Noi siamo un tassello che crea quell’abito, dobbiamo solo capire dove volersi posizionare.
Quanto è impattante questo settore a livello psicofisico?
Dipende, il mio lavoro è molto dinamico e veloce, poco sedentario; faccio molti viaggi durante l’anno, quindi sicuramente questa cosa può essere, in alcuni momenti, impattante. Ma non lavorerei in un altro settore se non in questo, perchè ho dovuto faticare molto per cercare di realizzare un sogno e un obiettivo che avevo.
“Fashion is a rocket science” è una newsletter mensile per dare voce a chi lavora nel mondo della moda, soprattutto nel settore creativo. Perchè crearla? Perchè si sa ancora ben poco del reale dietro le quinte a livello lavorativo e se fossi ancora una studentessa, avrei avuto molto da imparare dalle esperienze altrui. In Italia manca ancora una community che possa parlare di moda a chi sta cercando di inserirsi in questo settore o vorrebbe saperne di più: spero che questo contributo possa diventare prezioso. Vuoi partecipare o conosci qualcuno interessato a farlo? Feel free di contattare la pagina tramite direct o bizarre.vague@gmail.com :)
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