INTERVISTA ANONIM*
Dovete sapere che al fine di raccogliere le interviste e le esperienze del settore moda, vi è anche la possibilità di farsi intervistare anonimamente: questo non intacca la qualità dell’intervista, fornisce solamente privacy a chi vuole pubblicarla. L’importante qui è fornire quanta più verità possibile sui backstage della vita lavorativa del fashion system. Quindi benvenut* a un’altra super interview per “Fashion is a rocket science”!
Se il tuo armadio potesse parlare, che storia racconterebbe su di te?
Di sicuro inizierebbe con un aneddoto da piccol*, quando mia mamma ogni sera prima dell’asilo preparava i miei vestiti del giorno dopo. Ogni volta ero curios* di scoprire come mi sarei vestit*, sapendo che la mia giornata sarebbe iniziata con una marcia in più o in meno a seconda dell’outfit (taglio la parte in cui mia mamma faceva finta di chiamare la vicina per regalarle i vestiti che non volevo mettere). Oltre a questo, racconterebbe di una persona che con gli anni ha saputo capire il valore di un capo e delle persone che lo producono, passando dalle sessioni di shopping compulsivo durante di saldi di Zara all’accumulo di capi di mio papà, mamma, nonna, zii e chiunque avesse un minimo di stile in famiglia.
Quale parte del tuo lavoro ti fa sentire più creativ* e soddisfatt*?
Sicuramente la ricerca e la realizzazione delle mie idee. Avere diverse fonti d’ispirazione da tradurre in un progetto che poi verrà prodotto e visto da più persone non ha prezzo. Ancora meglio se riconosciuto con i dovuti crediti. Anche le persone giocano una parte importante in termini di soddisfazione: conoscere gente con potenziale creativo e parlarci sapendo di poter rubare qualcosa dal loro mondo mi dà sicuramente la carica giusta per spronarmi ad arrivare agli stessi livelli e creare contenuti di spessore.
Di cosa ti stai occupando in questo momento?
Lavoro per un brand che realizza bijou fatti a mano in Italia. Il team è piccolo ma lo spazio per la creatività è molto quindi c’è tanto da sperimentare e, di conseguenza, da pensare/fare. Io mi occupo di un po’ di tutto proprio perché non siamo in molti quindi ogni giornata è diversa da quella prima, a seconda di quale sia l’esigenza. Si va dalla preparazione di ordini a ideare grafiche per stories/newsletter fino a mettere in piedi progetti futuri e molto altro.
Come ti sei avvicinat* al mondo della moda e cosa ti ha spinto a intraprendere questa carriera?
Mia mamma ha sempre prestato molta attenzione al vestirsi e “tenersi bene”, pur non potendosi permettere abiti firmati. Penso che questa attenzione sia stata in qualche modo trasmessa a me, che fin da bambin* tentavo di imitarla buffamente. Sono cresciuta avendo sempre sottomano il nuovo numero di IoDonna che sfogliavo per cercare le mie rubriche preferite dove valutavano i look delle star. Quando poi è arrivato il momento di scegliere cosa scegliere all’università mi sono fatt* una semplice domanda: qual è la cosa che amo fare? Shopping. Può sembrare superficiale ma dietro a questa azione c’era la voglia di avere a che fare con immagini più che con libri, e di sapere trovare l’armonia tra di loro.
Hai mai avuto un’esperienza lavorativa che ti ha sorpreso, magari perché diversa dalle tue aspettative iniziali?
Ho lavorato come commess* per un famoso brand di intimo americano e devo dire che è stata una delle esperienze più brutte della mia vita. Avevo già fatto lavoretti come lavorare al guardaroba durante i concerti e così via quindi questo mi sembrava un gioco da ragazzi. Invece purtroppo il clima e le persone si sono rivelati tossici sotto diversi aspetti.
Se potessi disegnare un abito per una celebrità per chi sarebbe?
Sarei indecis* tra Harry Styles e Timothée Chalamet ma penso che non tradirei me teenager e sceglierei Harry. Sarei super sotto pressione visti i suoi standard ma comunque onorat* di collaborare con una persona rinomata per la sua gentilezza e che sa valorizzare qualsiasi tipo di abito senza schemi o paura.
Hai un capo vintage o un pezzo di moda che ha un valore speciale per te? Qual è la sua storia?
Devo dire che ne ho più di uno perché mio papà da giovane si concedeva parecchi sfizi e qualcosa è arrivato fino a me. Ma se dovessi pensare a un capo speciale nel vero senso della parola penserei al cardigan di mio nonno, che ancora oggi mi scalda come fosse lui.
Dove hai studiato moda e come descriveresti la tua esperienza accademica?
Ho studiato Fashion Design al Politecnico di Milano e ho proseguito con un master in Fashion Communication al Condé Nast College di Londra, dopo aver realizzato che la mia strada comprendeva sì la moda, ma anche la grafica. Gli anni al Politecnico sono stati veramente un mix di emozioni: dal non sentirsi all’altezza all’essere parte di un gruppo che mi dava la forza di sostenere qualsiasi cosa. Devo molto alle mie amicizie di corso, ogni volta che parlo con persone che hanno sostenuto l’università da sole senza appoggi mi chiedo come avrei fatto al loro posto. Quando si frequentano corsi per lo più pratici penso sia essenziale circondarsi di persone con cui condividere sfortune, stress e traguardi. Tutto sarebbe stato troppo pesante altrimenti. Per quanto riguarda il college, penso sia servito a farmi uscire fuori dalla mia comfort zone (non che al Poli l’avessi raggiunta). Tuttavia, mi sono anche res* conto di come tante volte le università private vendano sogni attraverso parole/progetti che non si realizzeranno davvero.
Se potessi tornare indietro e cambiare qualcosa del tuo percorso di studi, cosa faresti diversamente?
Ho sempre detto che non rifarei il master in Fashion Communication alla Condé Nast ma sceglierei la magistrale in Design della Comunicazione al Politecnico perché sento che ad oggi mi manca una parte di grafica pura e tecnica, che pensavo mi avrebbe fornito il master. Probabilmente ho sbagliato io a non leggere attentamente i singoli esami. Al di là degli insegnamenti pratici però devo dire che il college a Londra mi ha insegnato ben altre cose più importanti e probabilmente se fossi rimasta a Milano non avrei avuto le stesse opportunità lavorative che mi hanno portat* ad avere il lavoro che ho oggi e di cui sono soddisfatt*.
In che modo l’università supporta i laureati nella ricerca di lavoro una volta concluso il percorso di studi?
Per mia esperienza personale, veramente in nessun modo. Ai tempi del Poli non guardavo molto sul career service (o forse ho rimosso perché c’erano davvero poche offerte?) quindi non so dire se poteva veramente essere d’aiuto. Dopo il master invece ci era stato detto che ci avrebbero supportato a trovare stage ecc, ma sia durante l’anno di master che dopo, gli aiuti nel trovare internships sono stati veramente pochi.
Ritieni che il ritorno sugli investimenti per la tua educazione in moda sarà sufficiente a giustificare i costi sostenuti?
Onestamente no, per questo mi ero pentit* di non aver continuato con un’università statale in Italia. I soldi investiti per il master sono stati veramente tanti e alla fine non mi ha ridato indietro chissà quanto se non poter scrivere il nome dell’università sul mio cv (che comunque non mi ha spalancato le porte al mondo del lavoro).
L’università ti ha offerto opportunità concrete di networking con professionisti del settore della moda?
Sì, soprattutto al master devo dire. Ma spesso queste persone non sono comunque in grado di offrire opportunità concrete. E nei pochi casi in cui c’è stata qualche vera opportunità, l’università mi ha messo i bastoni fra le ruote dicendomi di non potermi fornire i dettagli di queste persone (interessate al mio lavoro) per motivi di privacy.
Se dovessi descrivere la tua filosofia nel lavoro con una citazione famosa o con una frase, quale sarebbe?
“Neanche il cane muove la coda per niente” purtroppo non stupirò nessuno con frasi di designer o architetti. Spesso mio papà me la ricorda per mettermi in guardia e ricordarmi che alla fine ognuno fa il suo gioco, soprattutto in ambito lavorativo. Ed è giusto rinfrescare la memoria a una persona sensibile e disponibile come me: spesso si tende ad approfittarsi di chi è pronto a fare/dare tutto.
Quali consigli daresti a chi sta studiando moda e vuole intraprendere una carriera in questo settore?
Consiglierei di conoscere più persone possibili e mantenere i rapporti perché tante volte il mondo è piccolo e da cosa nasce cosa. In più, direi di provare a scrivere a delle persone concrete, ovvero cercarle tramite LinkedIn e mandargli una mail (attraverso motori di ricerca come Rocketreach si possono ottenere le mail aziendali). Ad esempio, se il mio sogno fosse lavorare da Amina Muaddi nel reparto grafico cercherei il responsabile del settore tramite la pagina LinkedIn, otterrei il contatto tramite Rocketreach e scriverei un messaggio. Tante volte le persone rispondono (e si ricorderanno di voi).
Che cosa segui online come fonte di ispirazione continua?
Di tanto in tanto vado su Fonts in use, Cover junkie e altri siti del genere. Pinterest ovviamente rimane il gesto automatico ma le alternative spesso fanno fare pensieri diversi.
Trovi che in questo settore la differenza di genere sia un dato di fatto? Se si in che modo?
Forse ai livelli alti sì, ma devo dire che per la mia esperienza forse è uno dei settori dove le donne sono più presenti.
Quanto è impattante questo settore a livello psicofisico?
Molto devo dire. Lavorare sul piano creativo è difficile perché tante volte non c’è un giusto o sbagliato e tutto può essere al contrario di tutto. Tante volte è snervante mentre altre dà grandi soddisfazioni. L’equilibrio è purtroppo difficile.
“Fashion is a rocket science” è una newsletter mensile per dare voce a chi lavora nel mondo della moda, soprattutto nel settore creativo. Perchè crearla? Perchè si sa ancora ben poco del reale dietro le quinte a livello lavorativo e se fossi ancora una studentessa, avrei avuto molto da imparare dalle esperienze altrui. In Italia manca ancora una community che possa parlare di moda a chi sta cercando di inserirsi in questo settore o vorrebbe saperne di più: spero che questo contributo possa diventare prezioso. Vuoi partecipare o conosci qualcuno interessato a farlo? Feel free di contattare la pagina tramite direct o bizarre.vague@gmail.com :)
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